Il concetto di “cultura aziendale“, proprio di ogni azienda, non è semplice da definire. Nel complesso, però, può essere spiegato come l’insieme di valori, principi e norme che sono condivisi da tutte le persone che appartengono ad un’organizzazione. Inoltre, fanno parte di essa anche l’ambiente che si percepisce sul luogo di lavoro e la forma mentis che guida i comportamenti dei manager e di tutti i dipendenti.
Così come la cultura intesa in senso tradizionale, anche la cultura aziendale è soggetta a cambiamento continuo; essa muta nel tempo a seconda di come trasforma la società in generale.
In questo articolo vi presentiamo i suoi cambiamenti nel mondo occidentale durante gli ultimi 60 anni.
Anni ’60 – centralizzazione e poca flessibilità
Durante gli anni 60′ la cultura aziendale è caratterizzata dalla poca flessibilità. Le organizzazioni sono centralizzate e i dipendenti subiscono il clima organizzativo imposto dai vertici. Anche se in questo periodo il mondo del lavoro comincia ad aprirsi alle donne, loro di solito ricoprono posizioni di basso livello.
Anni ’70 – maggiori diritti per i lavoratori e meno rigidità
Negli anni 70′ incomincia un processo di svecchiamento, con un maggior coinvolgimento delle risorse nella creazione del clima aziendale. Entrano in scena le donne, che iniziano ad occupare posizioni sempre più importanti. Anche i movimenti sociali della fine degli anni ’60 lasciano il segno: grazie alle attività sindacali vengono riconosciuti maggiori diritti per i lavoratori, mentre il movimento hippy influenza il dress code, che diventa meno rigido.
Curiosità
L’originario “Casual Friday” nasce negli anni ’70 come strategia aziendale per alleggerire i colletti bianchi nell’ultimo giorno lavorativo, aumentando così la loro performance lavorativa.
Anni ’80 e ’90 – attenzione all’efficienza e al raggiungimento degli obiettivi
La cultura aziendale si orienta verso i risultati, con un’attenzione particolare all’efficienza e al raggiungimento degli obiettivi. Non è quindi un caso che, verso la fine degli anni ’80, vengano introdotti in ambito aziendale i cosiddetti “premi per obiettivo”, ovvero somme di denaro legate all’andamento delle performance individuali. Mentre le aziende cercano di aumentare l’efficienza e ridurre i costi, i lavoratori iniziano a perdere il senso di appartenenza aziendale e l’attitudine di restare nella stessa ditta per tutta la vita.
Curiosità
Un testamento sarcastico dell’epoca è il film americano “Impiegati… male!” (Office Space). Il film prende in giro la tipica vita da lavoratore in una software house durante gli anni novanta, rappresentando degli individui che sono stufi del proprio lavoro.
Anni 2000 – la cultura informale delle start up tecnologiche rivoluziona il posto di lavoro
Le start up tecnologiche della Silicon Valley ridefiniscono la cultura aziendale che diventa informale e promuove l’iniziativa, la creatività e la sperimentazione. Per ottenere e mantenere in azienda i migliori talenti, le start up iniziano a offrire diversi benefit, come cibo gratis in qualsiasi momento della giornata, corsi yoga, sale giochi e perfino aree adibite al relax. Inoltre, i cubicoli tipici degli anni ’80 e ’90 lasciano posto agli uffici di design e a tanti spazi (sia al chiuso che all’aperto) in cui socializzare o lavorare al pc, lontano dalla propria scrivania. Vengono organizzate anche varie attività extra-lavorative per rafforzare lo spirito di squadra, ma proprio a causa di questo iniziano ad esserci difficoltà nel separare la sfera professionale da quella privata, con ripercussioni sia sulla salute fisica che sulla produttività stessa.
Dal 2020 – wellbeing aziendale
Sulla scia degli avvenimenti legati alla pandemia e in un mercato di lavoro sempre più competitivo, i lavoratori stanno ora rivalutando le loro priorità. Un nuovo lavoro non viene scelto solo in base alla retribuzione, alle attività previste e agli spazi di lavoro all’avanguardia, ma soprattutto i Millenials e la Generazione Z tengono in considerazione anche l’ambiente lavorativo inclusivo e la responsabilità sociale dell’azienda, nonché la flessibilità, il work-life balance e generalmente il benessere lavorativo. In questo momento una delle top priorità degli HR Manager per portare a bordo nuovi talenti e trattenerli in azienda, diventa quindi il wellbeing aziendale, perché solo un dipendente felice può garantire il raggiungimento dei risultati.